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Fu intorno all’anno 1331 che la Rocca del Cerruglio entrò a far parte della “storia internazionale”, vale a dire nel momento in cui il re Giovanni di Boemia e suo figlio Carlo (il futuro Carlo IV, incoronato imperatore dell’Impero Germanico nel 1346) vennero in aiuto dei Lucchesi e scacciarono i Fiorentini da Lucca e dalle campagne circostanti.
La Rocca di Montecarlo ed il borgo vicino, Vivinaia (situato dove ora sorge il cimitero del paese), allora in mano ai Fiorentini, furono da loro abbandonati; durante la loro fuga Vivinaia fu completamente distrutta. All’arrivo di Giovanni e Carlo fu deciso di costruire un nuovo borgo, adiacente alla Rocca del Cerruglio e protetto da essa e da alte mura di cinta, a cui venne dato il nome di Mons Karoli, “il Monte di Carlo”, in onore o in ricordo del principe giovinetto.
Imponenti lavori di restauro ed ampliamento alla Rocca del Cerruglio furono effettuati in un primo tempo intorno al 1397-1399 per mano di Mastro Lanfranco da Como. Nel corso del XV secolo forse per ordine di Paolo Guinigi, ed infine nel secolo XVI da Cosimo de’ Medici, che fece erigere l’imponente complesso di bastioni ad archetti fiorentini ancora oggi visibile dal lato del paese.
Il motivo per cui questo complesso venne così spesso ristrutturato ed ampliato risiede principalmente nel fatto che esso si erge in un punto strategico di estrema importanza per il controllo della piana di Lucca e della Valdinievole. La collina di Montecarlo, infatti, è parte integrante di una “cortina” di siti elevati, tra cui Montechiari ed Altopascio, che da sempre sono serviti per l’avvistamento ed il controllo delle zone circostanti, e si trova nel punto più favorevole per l’avvistamento di movimenti armati provenienti da Lucca, Pisa e Firenze. Accadde, quindi, che queste tre città, nelle loro continue lotte per la supremazia sul territorio circostante, si siano contese la Rocca ed i vantaggi strategici che da essa derivavano. Si ritrovano infatti, nella Fortezza, resti di questi passaggi di potere, essenzialmente rappresentati dagli stemmi che vi furono apposti ora dall’uno ora dall’altro, a testimonianza del proprio controllo sul luogo.
Ed è così che troviamo, tra gli altri, su di una postierla lo stemma di Carlo IV di Boemia, su di un’altra porta quello di Lucca, simboleggiato da S.Pietro con le chiavi della città, quello della famiglia dei Poggio, ed infine lo stemma di Firenze.
ROCCA DEL CERRUGLIO
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Lungo tutto il crinale del sistema collinare che divide la Lucchesia dalla Valdinievole, che va da Montecarlo fino a Porcari, esistevano nel Medioevo parecchi fortilizi, a volte soltanto piccole torri di osservazione, a volte vere e proprie rocche, come sul colle del Cerruglio, a Montechiari, al Serravallino. Il più importante tra questi era il torrione del Cerruglio, massiccia costruzione dalle fondazioni in regolare pietra arenaria a filaretto proseguite da una muratura meno regolare in ciottoli di fiume, che oggi si presenta ancora imponente benché fortemente interrata dalla bastionatura cinquecentesca.
Uno stemma della famiglia lucchese di Poggio emerge ancora a livello del terreno, indizio di una antica maggiore elevazione dell’edificio rispetto al piano di calpestio attuale. L’interno appare scandito da cinque ambienti coperti da volte in mattoni, probabilmente dovute alla ricostruzione dell’interno dopo il fulmine del 1502, che sventrò le strutture interne della torre. Vista dalla parte interna alla Fortezza, la torre reca i segni di numerosi interventi edilizi, collegati con strutture lignee oggi non più esistenti, come la scala che portava all’ingresso principale ben sopraelevato. La sommità della muratura è frutto di recenti restauri che hanno ripristinato l’originale parapetto, non merlato.
Al torrione principale, il vero e proprio “mastio” della Fortezza, furono aggiunte, probabilmente nella prima metà del sec. XIV, due ali di muro, che facevano capo a due torri quadrate: è probabilmente su questo spazio triangolare fortificato che si afforzò la difesa castrucciana delle colline al momento della battaglia di Altopascio (1325).
Le due ampie torri, che occupano due vertici del triangolo, vennero restaurate e ammodernate nel 1399, al momento in cui stava per prendere il potere in Lucca la fazione guinigiana. Anch’esse ripetono il modello del torrione, con una base in pietra serena regolarmente allineata, che sostiene un alzato in ciottoli, meno regolare ma altrettanto robusto. Una delle torri reca ancora le mensole originali, sulle quali insistevano in aggetto delle strutture in legno o mattoni. Occorre immaginare anche un sistema di fossati, palizzate e steccati a difesa del fortilizio nelle sue immediate adiacenze. Nella torre, oggi detta di S. Barbara, sul lato NE, fu costruito l’arco dell’ingresso al triangolo fortificato: ancora oggi è visibile lo spazio di scorrimento di una antica saracinesca a protezione del massiccio legno chiodato del battente, tuttora in situ.
Su questa porta venne collocata nel ‘900 un’immagine di S. Pietro con le chiavi, scolpita in pietra di Guamo: la figura del Santo, al quale è dedicata anche una porta delle mura cittadine di Lucca, ed il materiale lapideo, proveniente da cave lucchesi, fa pensare che essa facesse parte di un antico apparato decorativo della Fortezza, di cui questa è l’ultima traccia. In uno dei lati dello spazio fortificato si apre ancora oggi una piccola porta, detta “Porta del soccorso”, a sua volta difesa da un piccolo procinto munito di feritoie, che doveva servire per rapidi scambi di persone e materiali senza dover ricorrere all’ingresso principale, sempre a rischio per la complessità delle manovre legate alla saracinesca e, molto probabilmente, anche ad un ponte levatoio. Su questa porta è visibile uno stemma, che reca un leone rampante, di discussa interpretazione.
Non si sa nulla di eventuali costruzioni nell’area fortificata, se non entro la cortina che lega le due torri trecentesche di S. Barbara e dell’Apparizione: il principale ambiente interno è qualificato da un soffitto ligneo a piccoli cassettoni, risalente alla fine del sec. XIV o agli inizi del secolo seguente. Nelle cortine murarie, probabilmente nel sec. XV, vennero ricavate delle cannoniere a forte strombo, che recano incise, sulle pietre d’angolo, le sagome di bombarde che fanno fuoco.
Il blocco fortificato si trovava, alla fine del ‘300, ancora topograficamente lontano dalle mura del paese, costruite da vari decenni sullo stesso colle: gli “stipendiari” che abitavano ognuna delle tre torri (dette ciascuna “procinctus”) avevano un accesso assai limitato al paese stesso, separato dalla zona militare da una sorta di “terra di nessuno”, solcata da fossati e palancati.
E’ soltanto col sec. XV che le strutture della Fortezza, fatte avanzare verso il paese, vennero a contatto con esso e ne inglobarono il tratto di mura che chiudeva l’abitato verso Nord. La particolare struttura sormontata dal ballatoio ad archetti aggettanti su mensole di pietra, che guarda verso il paese, viene riconosciuta come tipica dell’architettura militare fiorentina del ‘400, epoca nella quale (1437) Montecarlo passa, per conquista, a far parte del territorio di Firenze. Alla sommità di queste due nuove e lunghe ali di muro, che delimitano un’area di forma irregolarmente trapezoidale, dotata di una grossa torre sull’angolo S, correva un camminamento, ampliato e sorretto da mensoloni lapidei sporgenti verso l’interno, abbastanza più largo dello spazio utilizzabile attualmente per passare da una parte all’altra delle fortificazioni.
Una parte della zona fortificata dai Fiorentini nel ‘400, corrispondente all’ingresso che essi costruirono, sormontato dal giglio araldico della città scolpito nella caratteristica “pietra forte”, venne interrata completamente per tutta l’altezza del muro, nel sec. XVI, probabilmente dopo la guerra di Siena; esistono documenti che ricordano la presenza di Cosimo I in Fortezza nel 1564, epoca alla quale con ogni probabilità deve essere fatta risalire l’ampia serie di lavori di fortificazione intorno alla Rocca del Cerruglio (e forse anche intorno alle mura paesane), la traccia più evidente della quale è il grande bastione in laterizio che incombe sull’odierna Piazza d’Armi.
Protetta e sorretta da questo interramento, sorse l’ultima delle torri della Fortezza, che sovrasta la “Piazzetta” (piazza Garibaldi), puntata direttamente non contro l’esterno del paese, ma contro l’abitato stesso, sull’esempio della fortezza di S. Giovanni Battista a Firenze, che sembra minacciare più la città che i nemici di fuori. In effetti, la conquista francese di Montecarlo nell’estate del 1554 aveva mostrato come il paese, in antico costruito sotto la protezione della Fortezza, poteva anche divenire una minaccia per la Fortezza stessa se i nemici si fossero insediati in strutture edilizie civili troppo vicine a quelle militari.
Questa torre fu utilizzata per molti anni, in epoca recente, quale deposito d’acqua per le esigenze della popolazione. L’impegno e la dedizione dei proprietari dell’immobile, di pertinenza privata fino dal 1775, quando Pietro Leopoldo di Toscana alienò la struttura ormai decaduta dalle antiche funzioni, ha permesso la conservazione prima, il ripristino poi dell’agibilità interna fino a consentirne l’apertura in occasione della mostra “Carlo IV. Il pensiero e l’azione nel Medioevo europeo” nell’anno 2002.