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All’estremità Nord della Collina di Montecarlo sorge la Fortezza di Montecarlo, massiccia costruzione costituita da differenti nuclei che in epoche diverse furono riuniti nello stato attuale.
Sin dalla fine del tredicesimo secolo, sulla parte più elevata della collina, venne eretto il massiccio torrione semicircolare, che ancora oggi è ammirabile nella sua struttura compatta di pietre ben squadrate e sovrapposte sino alla potente merlatura del coronamento. Il maschio fu per un certo tempo isolato, e costituì il primo nucleo della futura rocca del Cerruglio. Ne è chiaro testimone lo stemma del Comune di Lucca sovrapposto all’architrave di ingresso al Torrione che, come soleva farsi in simili tipi di costruzioni, era sollevato da terra diversi metri per permettervi l’accesso con il solo aiuto di una scala retraibile dagli occupanti.
In epoca castrucciana (XIV sec.) alla torre semicircolare furono aggiunte altre due toni quadrate collegate con il maschio da cortine di conci e pillori di fiume. Da quel fortilizio a forma di triangolo, mossero i cavalieri di Castruccio Castracani e di Azzo Visconti la mattina del 23 settembre 1325 per affrontare le schiere dei fiorentini nella celebre battaglia di Altopascio, vinta da questi ultimi.
Ed in quel triangolo fortificato, prima della costruzione del castello di Montecarlo, si asserragliarono nel 1328 le ottocento lance teutoniche che, non pagate dall’Imperatore Lodovico il Barbaro, si costituirono in compagnia di ventura sotto il nome di S. Giorgio. Al comando del Duca Enrico di Brunswich-Grubenhaugen si fecero padroni di Lucca, chiamandone signore Marco Visconti, che fu ad un tempo loro capo e prigioniero.
La cinta muraria, nel suo complesso, risale all’epoca della fondazione del paese (1333): in qualche punto non corrisponde più però a quella originaria: la parte meglio conservata e più agevolmente visibile è quella che va dalla porta nuova alla cosiddetta “tomba”, alla torre del belvedere e quindi alla porta fiorentina.
All’interno della cinta muraria correva un tempo la “via delle mura”, tra le più famose in Toscana.
Le Porte del Castello originariamente erano quattro: La Porta Fiorentina: risalente, come le altre, all’epoca della costruzione delle mura, ma successivamente (sec. xvi) rialzata: sono ancora visibili i merli frontali che definivano il culmine originario. La Porta Nuova (poi porta dell’Altopascio): riaperta e rialzata nel 1598: deve a questo fatto il suo nome attuale. La Porta a Lucca o Porticciola: originariamente di più piccole dimensioni, fu ricostruita ed allargata fra il1570 e il 1594. La porta a Pescia: chiusa da epoca immemorabile, è tuttavia visibile sullo spigolo nord delle mura (discesa per piazza d’armi)
FORTEZZA DI MONTECARLO
Via Fortezza, 4
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> Come arrivare
Nel 1332-33, il nuovo centro fu impiantato lungo un’ampia strada di crinale, e lungo una strada più stretta e in salita, tutte e due convergenti verso il Cerruglio, ognuna accompagnata da una via parallela (rispettivamente da via del Cerruglio e da via Cairoli) onde meglio modulare il tessuto urbanistico e consentire un’articolazione abitativa più minuta e adattata alle singole esigenze.
Il nuovo insediamento venne progettato in lotti lunghi e stretti, perpendicolari agli assi viari, sui quali i vecchi Vivinaiesi, ribattezzando le strade con i nomi delle vie del vecchio paese, costruirono le loro abitazioni con i materiali di recupero del borgo distrutto: la nuova chiesa venne intitolata al santo tradizionale di Vivinaia, S. Andrea; si scavarono i nuovi pozzi che, insieme alle magre fonti lungo le pendici della collina, furono fino ad epoca recentissima, il XX secolo inoltrato, gli unici punti di approvvigionamento idrico della popolazione. Partendo dalla Piazzetta ai piedi della Fortezza di Montecarlo ed inoltrandosi per la via Roma, è visibile subito a destra il convento delle Clarisse, edificato in più tempi dal 1610 al 1646 inglobando l’antico edificio del palazzo del Vicario, che faceva angolo con un portico sulla piazza della chiesa, e varie case ed orti di privati in direzione della Fortezza di Montecarlo.
Sulla sinistra, il marcapiano in pietra identifica l’antica casa di abitazione della famiglia Guiduccini, attiva tra il ‘400 e il ‘500 nel campo dei trasporti mercantili tra la Lucchesia e la Valdinievole verso la Valle Padana, le Alpi e Lione. Prima di giungere sulla piazza della chiesa, a sinistra l’arco di una tipica “troncatoia”, cioè un passaggio coperto che unisce i vari assi viari del paese, di cui esistono ancora cinque esempi.
La piazza della chiesa anticamente era assai diversa: case più basse, coperte in parte di lastre d’ardesia, con scale esterne e sovrastrutture in legno, un portico davanti alla porta della chiesa, un altro sul cantone del palazzo vicariale, del quale esistono ancora gli stemmi dei Vicari fiorentini e lucchesi murati nella parete.
Sul fianco della chiesa, la discesa che portava al forno comunale, davanti alla facciata, la stretta via che conduce alla Porticciola, piccola apertura nelle mura castellane al servizio diretto del Vicario. La piazza, nella quale sorge il monumento ai Caduti, si appoggia direttamente sulle mura, dalle quali si può osservare lo sbocco della Piana di Lucca nell’alveo dell’antico Lago di Sesto, ai piedi del Monte Pisano.
Riprendendo la via principale verso la Porta Nuova, si viene accompagnati su due lati della strada da una serie di case di montecarlesi benestanti dei secoli XVII-XVIII, ornate di marcapiani lapidei e da portali ornati di stemmi gentilizi: a destra, dopo il palazzo già Bientinesi, dal giardino del quale sporge la chioma di un grande arancio, si trova l’antico Palazzo Comunale, sulla cui facciata sono murate le lapidi che ricordano la fondazione del paese ed i risultati del celebre plebiscito toscano del 1860, che legò le sorti dell’antico Granducato a quelle del Regno di Vittorio Emanuele II.
Più avanti, sempre sulla destra, la lunga facciata del palazzo oggi Mazzini, ma già delle famiglie fiorentine dei Bardi e dei Capponi, la cui porta è sovrastata dalla lapide che ricorda la visita del granduca Ferdinando III di Asburgo Lorena, nel 1822.
Arrivati davanti alla Porta Nuova, così chiamata per essere stata riaperta soltanto nel 1598 dopo un utilizzo plurisecolare quale pendant della Fortezza di Montecarlo principale col nome di “Rocchetta”, si apre a sinistra la Via del Cerruglio, avanzo dell’antica via che correva all’interno ai piedi delle mura castellane per tutto il loro circuito. La via era anticamente detta di Pellicceria, ripetendo così il nome di un’antica via della distrutta Vivinaia. Si incontra subito una torre rotonda, detta anticamente “la Tonda” e poi, popolarmente, la “Tomba”.
Percorso il tratto sterrato, si incontra sulla destra una antica bottega settecentesca dal tradizionale ingresso a forma di T, una volta comunissimo in Toscana. Poco avanti, quasi di fronte alla troncatoia che si immette in via delle Mura, sono visibili belle finestre in pietra e portali. Procedendo verso la chiesa si incontra a destra la bella facciata, ornata nel semplice stile toscano, del palazzo Borgi, corredata da panchine in pietra serena e da un integro portale. Sempre sulla destra, la porta d’ingresso della “Chiesa Nuova”, oggi sede dell’Arciconfraternita della Misericordia, in antico della Compagnia del Crocifisso, che la edificò intorno al 1575.
Una volta terminata via del Cerruglio e giunti sul fianco della chiesa, si volta a destra per la discesa: questa, detta oggi via della Collegiata, era l’antica via della Gracchia. Dopo pochi metri si giunge ad un quadrivio dove, a sinistra, un altissimo arcone copre il passaggio sotto l’abside della Chiesa Collegiata, che qui meglio che altrove rivela l’imponenza della sua struttura. Sempre sullo stesso quadrivio, a destra la via Lorenzini, che porta il nome di una antica famiglia montecarlese, la quale aveva assunto lo stemma parlante della grata del martirio di S. Lorenzo.
Questa via conduce tra case medioevali alla cinta muraria: sono da notare sulla destra la costruzione rosseggiante ed assai elevata della già ricordata Chiesa Nuova, il cui ingresso è in via del Cerruglio, e un orto pensile che apparteneva un tempo all’Ospedale del Crocifisso, dipendente dallo Spedale fiorentino del Bigallo; sulla sinistra, un raccolto giardino riparato da un muro, sull’antica “Piazzettina”.
Giunti al termine della via Lorenzini, si prende a sinistra lungo le mura. E’ questo un tratto pressoché integro della antica via di circonvallazione interna delle mura paesane. L’antico acciottolato in ripida discesa conduce ad un passaggio coperto che sbocca alla Porta Fiorentina.
Una volta davanti alla Porta Fiorentina, è possibile risalire alla Piazzetta davanti alla Fortezza di Montecarlo tanto seguendo la via Carmignani proprio dirimpetto alla Porta, quanto inoltrandosi per via Carli e girando per via Cairoli.
Chi segue, venendo dalla Porta, la via Carmignani, che prende il nome da una famiglia locale nota fin dal XIV secolo, troverà subito a sinistra, accanto alla volta per cui si è venuti da via delle Mura, un palazzo di architettura barocca, palazzo Togneri, notevole perché quasi privo di analogie ornamentali col resto delle costruzioni del paese, tutte di impianto medioevale e rinascimentale, ed aggiornate comunque con molta sobrietà al gusto dei secoli successivi. Salendo lungo la strada, da uno spiazzo aperto sulla sinistra nella filata delle case, una bella prospettiva di costruzioni medioevali.
A destra, segnalato da un cartello turistico, l’ingresso del settecentesco Teatro dei Rassicurati.